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Intervista esclusiva ai Deformed
Danilo Di Giulio, Marco Russo e Antonio Migliaccio si raccontano.
Dopo aver presentato al meglio i Deformed è l’ora di fare due chiacchiere con alcuni degli esponenti del gruppo.
Parlano del gruppo e di loro ben tre membri: il cantante Danilo Di Giulio, il batterista Marco “Cacaturo” Russo e il bassista Antonio “Skoppiato” Migliaccio, che ringrazio per questa lunga intervista.
D: Cosa vi spinse a formare i Deformed o a suonarci? Per Danilo fu l’ascolto dei Sex Pistols, e per gli altri?
DANILO: Restai letteralmente folgorato nelle vacanze di Pasqua del 1999, quando degli amici di Benevento misero nello stereo “Pretty Vacant” dei Pistols. Poi sono andato con Raffaele (Deformed 2000-2002), Diego (Deformed dal 2002 al 2005) e Skoppiato (Deformed dal 2002 al 2005) a Londra per vederli nel corso della reunion.
MARCO: Ne avevo sentito parlare in giro, positivamente. Vidi un loro annuncio, affisso per la ricerca di un batterista, e ci provai. Dopo è stato un continuo crescere di emozioni positive che mi hanno portato a rimanere.
ANTONIO: Suonare con i Deformed non fu una scelta vera e propria ma fu un fatto scontato, già si sapeva che sarebbe finita così. Ricordo un tentativo di suonare con me al basso e due chitarre ma faceva schifo, un po’ per la nostra strumentazione di merda, un po’ perché non sapevamo suonare. Quando Raffaele lasciò fu ovvio che suonassi io il basso. Il concerto dei Pistols al Crystal Palace di Londra è qualcosa che mi ha segnato musicalmente, non lo dimenticherò mai.
D: Vi siete mai pentiti di qualche episodio, una rissa o una bevuta di troppo, che ha inficiato il successo dei concerti? Sareste potuti arrivare più lontano con una condotta più sana o al contrario proprio la pazzia vi ha portati a quel livello?
DANILO: Sinceramente, ascoltando le nostre canzoni a distanza di 10 anni rivedo molto la mia ingenuità dell’epoca, nei testi, nella musica… avremmo potuto fare molto meglio. Avremmo potuto impegnarci, imparare a cantare o suonare. Avremmo potuto salire sul palco sobri tantissime volte, avremmo potuto leccare culi, fare gli intellettualoidi del cazzo, avremmo persino potuto essere gentili con qualcuno… ma poi saremmo stati un’altra cosa, non certo i Deformed. Noi non siamo andati troppo lontano per una sola ragione: non facevamo i punk, lo eravamo.
MARCO: Mi sono sempre pentito di non aver fatto abbastanza danni, sul serio: secondo me ci siamo comportati troppo bene rispetto a quello che eravamo e volevamo.
ANTONIO: Assolutamente. Non mi pento di niente, anzi ammetto che avevo intenzione di fare qualcosa di veramente eclatante e che forse ci avrebbe fatto passare guai seri: ero convinto che DOVEVAMO fare qualcosa di sconvolgente al più presto ma non ebbi mai l’occasione di portare a termine questo piano.
D: Quanto del “luogo” è confluito nella vostra musica?
MARCO: Non lo so, non credo che per me cambi qualcosa.
DANILO: Non sono d’accordo con Marco quando dice che il “luogo” non ha influito sulla nostra musica. Io credo che Napoli sia in tutti i nostri testi. “Polizia”, “Ylenia”, “Pogo dance”, “Noia”, “Centro storico”, “Gangland”, sono storie vissute. Scrissi Polizia dopo che i “falchi” mi schiaffeggiarono per aver bruciato dei manifesti dell’MSI (i fascisti). Ylenia è una storia di ragazzi che vanno a puttane, Pogo dance è la descrizione di un nostro concerto. Noia è la descrizione di quei pomeriggi passati in sala giochi. C’è molto di Napoli e di periferia nord in quello che scrivevamo e facevamo.
MARCO: Intendevo che se fossimo cresciuti altrove avremmo parlato di altre cose, ma nella stessa maniera. Musicalmente mi attacco al gruppo, le storie di vita le sento solo quando le canto.
ANTONIO: Penso che nessun altro posto avrebbe potuto metterci addosso tanta rabbia e insieme tanta creatività nelle cazzate e poi tanto rock’n’roll. Insomma, non so spiegarlo, forse ha ragione Marco, saremmo stati gli stessi in un altro posto parlando di altre cose, ma non ci scommetterei affatto.
D: Un episodio che avete vissuto e che portate nella mente?
MARCO: Uno su tutti, la rissa al Rocknet: alla fine della serata eravamo noi in debito con loro.
DANILO: Eravamo al Rocknet, facemmo a botte col gruppo spalla, i Teeth Crashers, poi risalimmo sul palco ma io ero così ubriaco che dopo 5-6 pezzi non riuscivo più a cantare: ci pagarono prima del concerto e ci bevemmo tutto! Non volendo vomitare sul palco, uscii fuori, a petto nudo, il 14 dicembre. Una ragazza mi coprì con la sua pelliccia ed io sbruffai comodamente in un vicolo. Non ricordo chi, ma da lontano mi chiamarono: “Danì, stai bene?” e io “Tutti volere pinguino De Longhi!” Oppure quella volta al centro sociale Depistaggio di Benevento, quando ci mettemmo a giocare a nascondino. Skoppiato doveva trovarci e Marco era ancora nascosto. Ci chiamavano per suonare, ma Marco non usciva temendo fosse un trucco. Alla fine uscì solo per fare “salvi tutti”.
MARCO: Vero, me n’ero dimenticato!
ANTONIO: Raccontare degli episodi per me è impresa ardua, anche perché la maggior parte di quelli che mi vedono protagonista me li hanno raccontati, non li ricordo personalmente. Una volta presi a calci due sagome sotto di me, che si accapigliavano. Feci finta di non conoscerli per continuare a darle a uno dei due che mi stava poco simpatico, mentre l’altro era il mio amico Suicidio (ex componente dei Deformed). Ce ne sono molti altri ma quello che ricordo con maggior affetto successe mentre stavamo andando al centro sociale Millepiani di Caserta.
Stavamo andando lì con la mia Ford Fiesta del ’94, io, Diego e tutta la strumentazione. Passammo sparati bruciando un semaforo rosso, quasi falciando un’automobile. Volarono paroloni tra me e l’autista dell’altra vettura, e cominciò a inseguirmi. Ricordo ancora che misi un nastro dei Cock Sparrer. Andammo un po’ avanti a colpi di fiancate per le strade di Caserta, fin quando feci finta di arrendermi per mandarlo contro la parete del sottopassaggio. Scendo e inizio a pestarlo quando dei vigili mi fermano: era un maresciallo dei carabinieri…
I vigili ci stavano controllando quando arrivò una camionetta dei carabinieri, chiamata dal maresciallo. Volevano arrestarmi, anche con false prove se necessario, mentre l’ufficiale che avevo pestato diceva che si sarebbe occupato personalmente di me, non so se mi sono spiegato. A dire il vero un po’ di paura l’avevo, ma ci salvarono i vigili, facendo finta di farci un verbale grosso quanto una casa, che stracciarono quando i carabinieri andarono via. Così io e Diego potemmo raggiungere il centro sociale e io riuscii a fare una splendida serata con l’ano ancora vergine.
D: Siete ancora attivi musicalmente? Se sì, cosa suonate?
ANTONIO: Ho suonato rock’n’roll per molto tempo con gli Hound Dogs, con i Tight-Rope Walkers e infine mi sono riunito con Danilo (all’inizio c’era Marco alla batteria) per i Padrone e Sotto, musica folk di protesta ma intriso di punk dell’epoca. Per ora quel progetto è congelato.
DANILO: I Padrone e Sotto sono stati un buon progetto, ma molto diverso dai Deformed.
MARCO: Come hanno detto loro, sono passato dai Padrone e Sotto. Adesso faccio il tatuatore un po’ distante da Napoli, anche se sono rimasto in Campania, e nel tempo libero sono il batterista della band tributo ai Kiss, Stripkiss.
D: Avete mai pensato a una reunion, anche one night only?
DANILO: Il mio sogno non è una semplice reunion estemporanea: se Cacaturo torna a Napoli, lo costringerò a rimettersi dietro quella cazzo di batteria!
MARCO: Magari! Ricomincerei da subito a suonare nei localini, la folla me la sento sempre addosso e mi piace. L’unica cosa che mi consola ora che non suoniamo più è che restano bellissimi ricordi: urla, mazzate, complimenti, alcool, momenti di litigio. Sono tutti ottimi ingredienti che fanno il dolce più buono del mondo, che mangerei altre cento e mille volte.
ANTONIO: Farei una reunion coi Deformed in ogni momento: mi farebbe infinitamente piacere, non potrei suonare con persone più amabili. Dirò di più, mi piacerebbe condividere con loro un nuovo progetto. È difficile, le strade purtroppo si sono allontanate, comunque mai dire mai.
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Stampa l'articolo | Questo articolo è stato pubblicato da Paolo il 24 febbraio 2013 alle 09:41, ed è archiviato come Le interviste. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso RSS 2.0. Puoi pubblicare un commento o segnalare un trackback dal tuo sito. |